Etica VS morale: quali sono le responsabilità di un designer?

Gabriella Cinque
9 min readJul 9, 2020

Fin da quando ero bambina, ho sempre avuto l’ossessione di comprendere come funziona il mondo e come io, proprio io, possa renderlo migliore per tutti noi.

Ho sempre avuto un forte senso etico, ma nessuna comprensione della morale comune, il che ha spesso generato conflitti con le persone intorno a me su questioni di principi e valori.

A noi designer viene insegnato come persuadere i clienti, come calcolare un buon ritorno sugli investimenti, subiamo ogni giorno pressioni da parte dei clienti, dei membri del team e, a volte, sotto il peso di tutte queste spinte, alla fine potremmo dimenticare cosa stiamo facendo e perché.

Sentiamo spesso parlare della responsabilità delle aziende o dei governi … e della responsabilità dei designer, invece?

Ecco qual è, oggi, il mio approccio all’etica come designer, ma prima di tutto: cos’è l’etica?

Etica e morale

La parola etica deriva dal greco antico èthos, che significa “carattere”, “comportamento”.

L’etica è una branca della filosofia che studia i criteri razionali per stabilire se un comportamento umano è buono, giusto, lecito o ingiusto, illecito, scomodo o cattivo.

La morale invece corrisponde all’insieme delle norme e dei valori di un individuo o di un gruppo e parte dall’assunto che tali norme e valori siano fatti condivisi da tutti, laddove l’etica cerca di dare una spiegazione razionale e logica di tali assunti.

Di solito comprendiamo meglio questa differenza quando la sperimentiamo in prima persona, ad esempio attraverso la discriminazione.

Facciamo un esempio: come donne, siamo spesso state vittime della storia della morale comune, e lo siamo ancora oggi. Abbiamo dovuto lottare per ottenere il diritto di voto, per ottenere la parità di trattamento come lavoratrici, e questo perché secondo la morale comune (che si evolve durante le epoche) le donne potevano essere considerate inferiori agli uomini.

Una legge del 1800 in Francia proibiva alle donne di indossare pantaloni, considerando che fosse qualcosa di immorale.

Schopenhauer scriveva:

La debolezza delle loro capacità di ragionamento spiega anche perché le donne mostrano più simpatia degli uomini per gli infelici”.

Mentre Freud caratterizzava le donne così:

Quando si tratta di etica, ciò che è moralmente normale per le donne differisce da ciò che è moralmente normale per gli uomini. Il super-io femminile non è mai inesorabile, impersonale, né indipendente dalle sue origini emotive … Le donne mostrano meno senso della giustizia, sono meno pronte a sottomettersi alle grandi esigenze della vita e sono influenzate più spesso nei loro giudizi da sentimenti di affetto o ostilità”.

Sfide etiche per i designer di oggi

Oggi la morale si è evoluta su molte grandi questioni, ma viviamo in un mondo ultra connesso dove ogni giorno emergono nuove sfide etiche.
A mio avviso, la tecnologia e l’ambiente sono oggi i due argomenti più delicati per un designer.

Innovazione senza tecnologia: possibile?

Quando parlo di tecnologia, intendo da un punto di vista strumentale e in un senso molto ampio, e non solo in relazione all’accezione di modernità che spesso colleghiamo naturalmente a questa parola: naturalmente, tecnologia significa Internet, social media, Internet of Things, Intelligenza Artificiale, robotica, ma anche lo strumento musicale per un musicista è tecnologia, o quando l’uomo scopre il fuoco sta di fatto sperimentando nuove tecnologie.

Oggi ci chiediamo sempre più quanto sia legittimo spingere la tecnologia, quando è giusto e quando no.
Nella società in cui viviamo, le aziende sono autorizzate a raccogliere dati sui propri consumatori mentre utilizzano i loro prodotti e servizi. È legale, è permesso, è culturalmente accettato, quindi è morale.

Ma da un punto di vista etico, dovremmo chiederci: cosa accadrà a questi dati? Chi li consulterà? Cosa ne faranno? Dove li terranno e per quanto tempo? Con chi li condivideranno?

Ciò è ancora più pericoloso se non parliamo di prodotti e servizi, ma di comunicazione politica e di manipolazione di dati a fini elettorali, come purtroppo abbiamo visto accadere dai recenti scandali su Facebook e sulla campagna mediatica di Donald Trump per la presidenza degli Stati Uniti.

Anche la robotica sta facendo passi da gigante, seguendo la strada dei miglioramenti nel campo dell’intelligenza artificiale. Ci sono centinaia di film di fantascienza o videogiochi che esplorano il tema dell’etica rispetto alla tecnologia su questi argomenti e sono davvero interessanti da sperimentare per ottenere nuove prospettive. Di recente, per esempio, ho giocato a Detroit become human su PS4 e ho davvero adorato il modo in cui presentano problemi etici sulla tecnologia nella trama, dando al giocatore l’opportunità di pensare alla morale e alle scelte etiche.

L’etica bussa alla nostra porta anche quando si tratta di situazioni familiari e quotidiane, apparentemente innocue: negli anni ’50 i frigoriferi erano piccoli e a una porta, spesso senza congelatore. Oggi, soprattutto nei paesi occidentali, vediamo in molte case dei frigoriferi a doppia porta grandi come armadi. Un frigorifero più grande significa più funzioni, ma anche più cibo: ecco quindi che ci troviamo a comprare più cibo del necessario e a sprecarlo, fornendo un esempio lampante del paradosso di Jevons. Inutile dire che lo spreco di cibo nel mondo è oggi un problema molto serio.

Come designer, mi chiedo sempre di più ultimamente: la tecnologia è necessaria per l’innovazione? Oppure possiamo trovare strategie di innovazione che consentano all’umanità di evolversi in armonia all’interno del proprio ecosistema, indipendentemente dalla tecnologia?

Consentire all’umanità di evolversi in armonia all’interno del proprio ecosistema

Ho appena scritto:

Consentire all’umanità di evolversi in armonia all’interno del proprio ecosistema

e ognuna delle parole che ho usato è importante, ognuna ha un significato profondo.

Nella mia vita privata, sono vegana e antispecista, profondamente convinta dell’importanza della condivisione per un’evoluzione comune e nell’uguaglianza non solo tra tutti gli esseri umani, ma per tutte le specie che abitano questo pianeta.

Queste convinzioni si riflettono nel mio approccio come designer, sia nelle dinamiche che costruisco all’interno dei team in cui lavoro, ma anche nelle metodologie e negli approcci che adotto quando devo progettare una nuova esperienza.

Da un punto di vista etico e filosofico, questo approccio alla vita, ancora prima che al design, va sotto il nome di Deep Ecology.
Il termine è apparso per la prima volta in un articolo del 1973 del filosofo norvegese Arne Næss.

L’Ecologia Profonda è una filosofia ambientale che promuove la convinzione che l’ambiente di vita nel suo insieme dovrebbe essere rispettato e considerato indipendentemente dai suoi benefici strumentali per l’uso umano.

Secondo la Deep Ecology, il mondo naturale è un sottile equilibrio di complesse interrelazioni in cui l’esistenza di organismi dipende dall’esistenza di altri all’interno degli ecosistemi.

L’interferenza o la distruzione del mondo naturale da parte dell’uomo costituisce quindi una minaccia non solo per l’uomo ma per tutti gli organismi che costituiscono l’ordine naturale.

Nell’ecosistema, tutti gli organismi hanno lo stesso valore e non c’è spazio per la superiorità.

Etica e Design Circolare

Il modo migliore che ho trovato per tradurre tutte queste mie convinzioni in concreti lavori di design è attraverso un approccio circolare all’innovazione, prendendo in prestito l’aggettivo dal più ampio campo dell’economia circolare.

Il concetto di base del design circolare è:

come posso progettare prodotti, servizi o esperienze di cui ho bisogno oggi, in modo che non abbiano un impatto negativo domani?

In questo momento c’è una certa fibrillazione su questi temi, molti si interrogano su come ripensare i nostri sistemi in modo che siano migliori per tutti noi, che si tratti di prodotti, esperienze o persino servizi digitali.

Ad esempio, proprio ora stai leggendo questo articolo su uno schermo che è stato probabilmente progettato in un sistema “lineare”: questo significa che abbiamo estratto i materiali, li abbiamo trasformati in un prodotto e poi, quando questo schermo non sarà più utile, lo butteremo via o, nel migliore dei casi, lo ricicleremo.
Questo schermo utilizza energia per funzionare, anch’essa proveniente da un processo di sfruttamento della natura.

In realtà, tutto ciò che esiste viene dalla natura, davvero tutto. E siamo abituati a prendere dalla natura come se tutto fosse gratis: beh no, non è affatto gratis! Solo che il prezzo si paga in futuro, come una cambiale.

Infatti, in un sistema lineare, dall’estrazione fino alla fine del ciclo di vita, produciamo inquinamento, esauriamo le risorse, compromettiamo l’habitat di altre specie.

E dovremmo esserne molto preoccupati perché noi umani siamo esseri biologici come gli altri, abbiamo bisogno di aria e cibo e se la natura non funziona, è un problema per tutti noi.

Tutto ciò che vediamo intorno a noi è il risultato di un processo di design, tutto. Quindi, come designer, abbiamo tutto l’interesse a progettare ciò che ci terrà in vita.

Sistemi e valori

L’idea è cambiare il nostro punto di vista e smettere di progettare a compartimenti stagni: viviamo in un mondo ultra-connesso, possiamo comprare qualcosa online dall’altra parte del mondo e averlo a casa in pochi giorni, tutto è a portata di click e i sistemi sono intasati di cose che hanno perso il loro valore, il loro significato.

È da qui che dobbiamo partire, da queste due parole chiave: sistema e valore.

Avere una visione sistemica significa prendere in considerazione tutto ciò che ruota attorno al servizio che progettiamo, immaginando gli impatti in determinati periodi di tempo e lontano nel tempo, vedendo le interconnessioni tra gli eventi.

È un po ‘quello che Edward Lorenz negli anni ’70 chiamava “effetto farfalla”:

Il battito delle ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas?

Ciò significa che, anche da consumatore, quando acquisti un servizio o un prodotto circolare, stai effettivamente acquistando un sistema completo in cui “tutto si trasforma e nulla si perde”, per fare un’altra citazione.

Significa anche che l’uso che il consumatore fa di un bene è importante quanto il ciclo di vita del bene stesso, e qui torna di nuovo l’etica.

Siamo noi stessi un sistema etico e prezioso

Se ripensiamo ai principi della Deep Ecology e quelli dell’Economia Circolare, sappiamo che in un sistema in armonia, ogni attore è unico e necessario, ed è qui che entra in gioco il concetto di valore: ogni componente del sistema ha il suo significato ed è essenziale per gli altri componenti affinché il circuito del sistema funzioni correttamente.

Un esempio molto semplice di un sistema in armonia: noi stessi!

Il nostro corpo è un sistema composto da sottosistemi (nervoso, respiratorio, ematico, immunitario, ecc.). Fondamentalmente, non c’è nulla di superfluo nel nostro corpo. E quando il nostro corpo è in armonia, tutto va bene, quindi questo è un sistema perfettamente etico.

Quando mangiamo una banana, il nostro corpo la scompone e la rilascia nella natura dopo la digestione: è perfettamente circolare!

Per diventare più etici e sviluppare il riflesso del pensiero sistemico, i designer dovrebbero adottare l’attitudine di un medico, che non può trattare solo i polmoni o lo stomaco senza considerare l’intero organismo. Solo in questo modo sarà in grado di fare una diagnosi corretta e quindi scegliere la buona terapia, la più adatta alle esigenze e ai problemi individuati.

Come designer, dobbiamo essere aperti in termini di metodologia e strumenti: possiamo ovviamente capitalizzare su quelli esistenti (metodi di Design Thinking, Agile, strumenti già esistenti per la progettazione di servizi o esperienze, ecc.), ma dobbiamo anche innovare ed essere creativi.

Non esiste una ricetta miracolosa, la pillola magica che cura tutti i mali, ma credo davvero che la gentilezza, l’onestà e la condivisione possano essere gli strumenti migliori per portare un cambiamento positivo nel mondo.

Credo anche nel potere di dare l’esempio agli altri e di aprire la strada: vedendo che lo fai tu, altre persone prenderanno coraggio e lo faranno anche loro. Questo principio funziona in modo positivo, ma anche in modo negativo, sfortunatamente.

Dobbiamo tutti trasformare il nostro approccio, personale e professionale, in un approccio più etico, circolare e creativo.

Ne abbiamo tutti bisogno perché tutti respiriamo e tutti vogliamo sopravvivere.

Per saperne di più

Ecco alcuni articoli o video che suggerisco di approfondire in materia di etica, tecnologia e ambiente:

Future Ethics

Future Ethics è un libro intelligente e provocatorio del designer Cennydd Bowles. Il libro sfida i tecnologi a portare un cambiamento e insegna principi e metodi etici essenziali per costruire un futuro più giusto. Leggi i primi 3 capitoli gratuitamente qui.

Designers Ethiques

Il collettivo Designers Ethiques propone metodi e incontri molto interessanti sul design etico. Leggi la loro guida sul design dell’attenzione qui.

Disruptive design

Per saperne di più sulla design sistemico, raccomando di esplorare le ricerche della designer Leyla Acaroglu. Visita il suo sito web qui.

Originally published at http://www.ethic-design.com on July 9, 2020.

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Gabriella Cinque

Italian Creative Designer living in Paris. Focus on Circular, Ethical and Systemic design. http://www.gabriellacinque.com